Il Podcast
More Young Voices
IL LAVORO RACCONTATO DAI GIOVANI
Il podcast nasce con l’idea di dare voce a giovani professionisti e professioniste in diversi settori per aiutarti a compiere scelte di carriera più consapevoli.
Lo scopo è quello di farti conoscere le professioni, le competenze richieste e le attività svolte per avere consapevolezza sulle opportunità disponibili e le strade che puoi percorrere con la tua formazione e i tuoi interessi.
Clara – Tirocinio Schuman con il Parlamento Europeo
Riassunto
Vorresti conoscere come valorizzare la tua candidatura per il tirocinio Schuman con il Parlamento Europeo? In questo episodio, Clara ci racconta la sua esperienza di tirocinio in comunicazione, dalle attività svolte alle esperienze extracurriculari che le hanno permesso di acquisire skill utili per il tirocinio.
Trascrizione
Benvenuti e benvenute al settimo episodio del podcast More Young Voices che sarà su una delle opportunità maggiormente ricercate dai giovani: il tirocinio Schuman con il Parlamento Europeo. In questo episodio avrò il piacere di raccontare l’esperienza di Clara, quindi ciao Clara e benvenuta.
Ciao Valentina, grazie di avermi ospitata.
Inizierei subito con la prima domanda, quindi Clara ti chiederei se puoi raccontarci il tuo percorso di studi.
Certo, allora innanzitutto io ho un percorso di studi tra insolito per questo tipo di esperienza, dato che mi sono laureata in una facoltà umanistica, mi sono laureata in storia contemporanea sia in triennale che alla magistrale alla Sapienza di Roma e nel frattempo comunque durante gli anni ho fatto diverse esperienze extracurriculari.
Grazie Clara, sicuramente è un percorso interessante, rispetto alle attività extracurriculari, volevo chiederti se puoi raccontarci quali attività hai svolto e quali skill ti hanno permesso di sviluppare.
Certo, allora innanzitutto a 22 anni ho lavorato in RAI e ho partecipato al programma storico chiamato “Passato e presente” e facevo parte del cast. A 23 anni ho pubblicato poi un libro con una piccola casa editrice del mio quartiere di Roma. Il libro era tratto dalla mia tesi di laurea triennale e quindi perché il mio focus era la scrittura, quindi nel frattempo collaboriamo con diversi blog e riviste sia online che cartacee. A 24 anni c’è stata la mia prima esperienza istituzionale, in quanto ho fatto tirocinio curriculare al Palazzo del Quirinale a Roma e sempre nello stesso anno sono stata selezionata per la Scuola di Politiche che è una scuola che ogni anno seleziono seleziona cento giovani da tutta Italia per fare un corso intensivo sulle politiche europee, infatti c’è anche una parte dedicata alle istituzioni europee e questo poi mi ha mi ha aiutato molto per arrivare a questo tirocinio Schuman.
Grazie, Clara, sicuramente è un esempio molto valido per chi ci ascolta. Rispetto all’opportunità di conoscere l’ambito di interesse per la nostra carriera, nel tuo caso quali sono state quelle esperienze o come hai fatto a capire quale fosse l’ambito più interessante in cui lavorare nella tua carriera professionale futura?
Parto come appassionata di scrittura, quindi partendo da quello poi son partite varie collaborazioni che già insomma dai 21 e 22 anni si declinavano anche con vari spazi sui social media e quindi ho potuto vedere come mi interessasse anche la parte di scrittura per i social e da lì è stato tutto un divenire soprattutto poi quando è stato pubblicato il mio libro ho partecipato alla promozione dello stesso. Quindi, questo mi ha consentito di interfacciarmi con i vari aspetti della comunicazione seppur forse un contesto piccolo però comunque mi ha fatto capire che mi interessava molto questo fatto di comunicare un qualcosa alle persone di raggiungere più persone possibili e poi da lì ho provato a costruirci e sto provando tutt’ora a costruirti un percorso professionale.
Ottimo, grazie mille, quindi spostandoci proprio a livello del tirocinio al parlamento volevo chiederti una domanda che spesso mi viene posta a cui vorrei anche dare a te lo spazio di rispondere: che cosa hai valorizzato nello specifico nella tua candidatura per poter essere selezionata a questo tipo di tirocinio?
Allora, per la mia candidatura ho valorizzato l’esperienza che ho avuto a Bruxelles perché prima del tirocinio Schuman ho fatto un altro stage in un’agenzia stampa che opera all’interno delle istituzioni europee e quindi ho valorizzato moltissimo questa esperienza. Essendo il mio tirocinio nell’ufficio stampa del Parlamento, chiaramente avere di conoscenza del mondo giornalistico sia italiano come nel mio caso ma anche quello di Bruxelles che è una bolla a parte mi ha dato una marcia in più, perché viene molto apprezzato il fatto che tu già conosca le dinamiche di Bruxelles che sono uniche. Quindi, questo è stato molto apprezzato, sia l’esperienza già accumulata in ambito comunicativo ma anche la conoscenza del funzionamento degli istituzioni e poi durante lo Schuman viene ovviamente approfondito. Quindi, niente paura se non si sa proprio tutto, perché durante lo Schuman si viene veramente istruiti benissimo su questo tema.
Ottimo, grazie mille per i consigli. Volevo poi chiederti quali sono state le attività e le responsabilità che hai svolto durante il tirocinio.
Certo, allora partiamo dall’Ufficio stamp del Parlamento che deve seguire praticamente tutte le attività del Parlamento, sia interne ed esterne. In particolare, le attività interne consistono nel seguire le decine di file legislativi che sono trattati dalle varie commissioni parlamentari, quindi i press officer seguono le commissioni, i dibattiti, le votazioni e poi anche dibattiti in trilogo e poi vengono redatti i comunicati stampa. Quindi, io ho aiutato vari press officer nel seguire le commissioni, in particolare la commissione REGI che si occupa appunto delle politiche regionali e quella commissione JURI, che si occupa invece degli affari giuridici. Dunque, le mie task principali consistevano nel seguire i dibattiti e le votazioni, quindi anche fare report dei dibattiti e di conseguenza anche delle votazioni, redarre comunicati stampa in base a quello che avevo annotato e poi ho aiutato anche l’addetto stampa italiano e quindi mi occupo anche della traduzione in italiano dei comunicati stampa che sono redatti inizialmente in inglese e poi io li traduco appunto in italiano e li distribuiamo chiaramente sui portali in italiano del Parlamento Europeo. Svolgo anche tantissime altre attività che possono uscire fuori nel corso del tirocinio, ad esempio aiutare con eventi che vengono svolti durante le primarie e nello gestire le interviste e poi ad esempio anche fare live twitting dalle competizioni parlamentari. Dunque questo, ma veramente poi è molto dinamico, quindi posso uscire fuori delle cose che non sono proprio scritte nell’offerta di lavoro. Quindi, comunque è un’esperienza sicuramente molto dinamica.
Assolutamente, un’altra domanda che volevo porti è secondo te quali sono state le competenze sia a livello di competenze soft sia a livello di competenze tecniche che sono state per te più utili per ottenere e svolgere questo tirocinio.
Come dicevo prima, sicuramente già che conoscessi il funzionamento delle istituzioni dall’interno è stato molto apprezzato e anche che fossi già basata a Bruxelles, perché comunque mi ero già trasferita lì, che avessi esperienza nel mondo del giornalismo italiano e poi di conseguenza anche di quello belga. Poi è richiesto un ottimo livello di inglese, perché comunque bisogna interagire nella maggior parte del tempo in inglese e anche qualche volta in francese, ma comunque in inglese è la lingua comune all’interno degli istituzioni e poi è stato anche apprezzato che avessi esperienza pregressa nelle istituzioni italiane, ad esempio facendo riferimento alla mia esperienza presso il Palazzo del Quirinale.
Certo, vorrei sottolineare questo aspetto della lingua, perché spesso mi viene posta la domanda su quale sia il livello utile richiesto per queste posizioni, quindi a meno che non ci sia un requisito specifico, quello che consiglio è avere un B2 o una conoscenza della lingua inglese che ci permette di comunicare in un contesto professionale. Un altro elemento che sottolineo è che durante il tirocinio sicuramente l’esperienza ci aiuta a migliorare la conoscenza della lingua e qualora non abbiamo la sicurezza sulla conoscenza dell’inglese, consiglio anche di svolgere tirocini che magari non hanno la lingua come competenza tecnica, come può essere per il tirocinio in comunicazione.
L’ultima domanda che vorrei porti in chiusura è se hai dei consigli per i giovani che vorrebbero svolgere un tirocinio simile, ma magari hanno poca conoscenza di quello che effettivamente può arrivare dopo il tirocinio e che tipo di opportunità rappresenta per il futuro e come coglierla al meglio. Quali sono i consigli che vorresti condividere?
Dunque, i consigli che mi sento di dare sono innanzitutto sulla cover letter. Considerate che le application ricevute sono migliaia, quindi fate una cooperativa vera in cui parlate di voi, in cui spiegate come una vostra esperienza anche personale e di vita possa essere una motivazione per fare questo tirocinio. Come ho fatto anche io, io ho esordito nella mia cover letter con un aneddoto personale e simpatico in cui avevo conosciuto a 19 anni il corrispondente del Times di Londra a Roma per caso in centro e quello mi aveva fatto accendere qualcosa dentro per quanto riguarda il mondo dei media e della comunicazione. Quindi, metteteci qualcosa di personale. Un altro consiglio che mi sento di dare è che il formato richiesto è Europass ed è facilissimo fare dei curricula lunghissimi anche di 4-5 pagine. Considerate che, a differenza della Commissione Europea dove la prima scrematura è fatta da un sistema di intelligenza artificiale, per lo Schuman tutti i curricula vengono diciamo letti da umani. Quindi, fate un curriculum Europass di massimo due pagine, cercate di stringere il tutto, usare bullet point e fatelo “short and simple”. Un altro consiglio che mi sento di dare e che ho dato anche a varie persone che mi hanno chiesto è applicate solamente per aree o unità che vi interessano, cioè non bruciarsi il tirocinio nelle istituzioni perché puoi farlo una sola volta, quindi puoi farlo o in Parlamento o in Commissione o in Consiglio e basta soltamente per metterlo sul curriculum e poi lo fate in un’unità o di un’aria che non vi interessa. Fate qualcosa che è in linea con i vostri interessi e anche ad esempio come è successo anche a me, se volete cambiare un po’ aria professionale ci sta come punto di partenza, ma che sia sempre comunque coerente con i vostri valori e con la vostra anche vision. Infine, un’altra cosa che mi sento di dire è che, purtroppo per l’aspetto lavorativo non rimaneteci male se non vi viene offerto un lavoro dopo il tirocinio, perché in realtà è piuttosto normale, può succedere ma è raro. Quindi, utilizzate il vostro tirocinio veramente per crescere professionalmente, per aumentare le vostre skill e per imparare bene come funziona il Parlamento Europeo, perché questa è una skill che sul mercato del lavoro è super spendibile e fate networking,conoscete più persone possibili anche networking con i vertici del Parlamento e i vari Head of Unite. Approfittatene veramente, andate agli eventi e conoscete più persone possibili. Un’altra cosa che per me si sta personalmente rivelando molto utile, dato che siete lì utilizzate questo momento per raccontare su Instagram che cosa state facendo, ma anche su LinkedIn pubblicando vari post in cui raccontare cosa state facendo così lasciate anche un’orma online delle skill che avete appreso durante il tirocinio.
Grazie mille, infatti un po’ come i vari contenuti che pubblico, quello della cover letter è sicuramente un elemento importante. Quindi, il primo consiglio da HR che posso condividere è quello di restare in una pagina. Spesso c’è la tendenza a condividere più informazioni pensando che più comunichiamo, più riusciamo a raccontare di noi. In realtà, anche la cover letter può essere un elemento utile a valutare le nostre capacità comunicative, quindi è importante restare in una pagina e strutturarla in modo efficace.
Altro aspetto che consiglio per ogni tirocinio è di rendere la cover letter specifica, spiegando perché ci interessa particolarmente quella realtà, perché quella unità o quel team e di che cosa si occupa. È importante, quindi, che dall’altra parte arrivi la nostra comprensione dell’attività e dei requisiti dell’opportunità stessa.
Quindi, per il Parlamento in questo caso perché questa istituzione e non le altre, cercare di far capire dove nasce la nostra passione, ad esempio attraverso un corso che abbiamo svolto o un workshop a cui abbiamo focalizzato, cercando di focalizzarsi sulla motivazione che abbiamo.
Un altro consiglio è di spiegare come il tirocinio o l’esperienza si inserisce nel nostro progetto di carriera, quindi che cosa ci permette di ottenere e di raggiungere. Questi sono consigli che, secondo me, sono utili per qualsiasi application e in particolare per i tirocini Schuman al Parlamento Europeo.
Grazie ancora, Clara, per averci raccontato la tua esperienza, ringrazio anche tutte le persone che ci hanno seguito e ricordo che potete seguire il podcast per non perdere le altre interviste. Per altri consigli e opportunità sull’orientamento e lo sviluppo di carriera, potete seguite la pagina Instagram More Human Resources.
Sofia – Tirocinio con le Nazioni Unite
Riassunto
Vorresti conoscere quali requisiti sono richiesti per un tirocinio con le Nazioni Unite e cosa valorizzare nella tua candidatura? In questo episodio con Sofia ti raccontiamo quali attività svolge una tirocinante in comunicazione con l’ONU, quali sono i falsi miti rispetto a queste esperienze e quanto è importante uscire dalla propria zona di comfort per crescere e ottenere esperienze che riusciamo soltanto a immaginare nei nostri sogni.
Trascrizione
Benvenuti e benvenute al sesto episodio del podcast More Young Voices, oggi tratteremo la tematica che interessa molti giovani nella community, cioè la possibilità di svolgere tirocini con le Nazioni Unite. Non sarò sola in questo episodio, infatti ci sarà Sofia che ci racconterà la sua storia, quindi ciao Sofia e benvenuta.
Ciao grazie, mille per l’invito.
Grazie a te per essere qua con noi oggi a raccontarci un po’ della tua esperienza. Quindi, inizierei subito con la prima domanda che è appunto se potresti raccontarci il suo percorso di studi, che cosa hai studiato e come si è svolto.
Allora, assolutamente sì Io ho fatto una triennale in sviluppo e cooperazione internazionale all’Università di Bologna. Premetto che io ho iniziato l’università due anni dopo i miei coetanei, perché ho deciso di investire questi due anni in esperienze lavorative e soprattutto per imparare bene l’inglese. Quindi, per tutti quelli che ci ascoltano e che magari pensano a gap year o che hanno perso degli anni di studio vi assicuro che anch’io ho fatto lo stesso, ho iniziato due anni dopo e mi sono laureata a novembre dell’anno scorso. Subito dopo, ho iniziato un master in operazioni umanitarie in emergenza in una scuola privata e attualmente lo sto seguendo, quindi non sono ancora laureata con il mio Master. Diciamo che il percorso di studi che ho fatto per me è stato importante, perché ovviamente studiare cooperazione internazionale mi ha permesso di imparare molto sul contesto internazionale, ma contemporaneamente ho fatto tantissime esperienze di volontariato che mi hanno permesso poi di mettere in pratica quello che studiavo e in particolare ho scritto per una redazione giovanile promossa da Save The Children da praticamente quando ho iniziato l’università fino quindi nel 2019 fino a questo momento.
Ottimo, grazie mille per averlo sottolineato, perché sulla pagina spesso condivido queste opportunità anche di volontariato, di collaborazioni con associazioni, blog e mi viene chiesto dai giovani quanto sia rilevante questa esperienza e quanto invece sia poi difficile una volta concluso gli studi magari ecco aver compiuto tutto il percorso con sei mesi magari in più, eccetera. Quindi, ti ringrazio per aver sottolineato anche tu l’importanza di questa esperienza e quanto in realtà poi ci aiutino nel mondo del lavoro. Per quale ragione hai deciso di svolgere un tirocinio all’estero?
Allora, premettiamo il fatto che questo era il mio terzo tirocinio, ne avevo fatti già due in Italia in due ong uno curricolare e uno extracurricolare, ma in realtà il mio obiettivo erano le Nazioni Unite, cioè è sempre stato un sogno della mia vita fin quando ero piccola e avevo partecipato a un Model United Nations. Quindi, per me ogni volta che vedevo un tirocinio o comunque un’opportunità non smettevo di crederci e in realtà poi appunto è arrivata l’opportunità a Copenaghen. Non avevo preferenze sulla città, cioè non avevo l’idea di andare per forza a Copenaghen o in qualche altra città, però l’idea delle Nazioni Unite per me era proprio il sogno della vita, per cui quando ho visto un’opportunità che si adattava molto a quella che era la mia esperienza e anche quelli che erano i miei obiettivi nella vita ho mandato subito la candidatura e poi alla fine appunto sono stata scelta. Per me era importante fare un’esperienza alle Nazioni Unite, quindi che fosse stato poi all’estero o in Italia avrei provato in qualsiasi caso a mandare la candidatura.
Ok, grazie mille. Sì, come appunto ci tengo anche a ricordare per chi invece magari non desidera in questo momento spostarsi all’estero, non ha le risorse o per qualsiasi ragione non può farlo è possibile ovviamente anche svolgere tirocini sempre con le Nazioni Unite da remoto. Quindi, questa è un’altra possibilità che ci tengo a ricordare per chi magari ci segue e non ne è a conoscenza. Ci hai raccontato appunto che sia stata selezionata per questo tirocinio con le Nazioni Unite e a questo punto vorrei chiederti proprio come hai trovato l’opportunità, quindi a livello di risorse, e che cosa hai valorizzato in fase di candidatura, che è sicuramente una delle domande che immagino che chi ci sta ascoltando vorrebbe porti.
Allora l’opportunità l’ho trovata grazie a te in realtà, perché ero iscritta al canale Telegram e avevi mandato appunto quest’opportunità che a differenza di altri lavori alle Nazioni Unite e altri tirocini non era pubblicata sulla pagina ufficiale, ma semplicemente sulla pagina LinkedIn della UN City. Quindi, è stato grazie a te che effettivamente l’ho trovata, perché seguivo tutti i canali ufficiali delle Nazioni Unite, ma questa non era pubblicata ufficialmente quindi appunto se non fosse stata per te non avrei avuto quest’opportunità.
Quello che ho sottolineato nella mia candidatura, soprattutto nella mia motivation letter, non è stato il mio percorso di studi, cioè ovviamente ho detto che ero studentessa in cooperazione internazionale, ma quando sono stata selezionata ad agosto dell’anno scorso non ero ancora laureata, quindi effettivamente per loro il percorso di studi non è così fondamentale. Quello che sottolineato era appunto la mia esperienza di volontariato per la redazione giovanile di Save The Children, perché quello che chiedevano loro era una conoscenza degli SDGs, quindi gli obiettivi di sviluppo sostenibile, e il principale argomento dei miei articoli erano appunto temi relativi agli obiettivi di sviluppo sostenibile, quindi ho messo molta enfasi su questa esperienza dicendo che era esperienza di volontariato che però mi aveva dato comunque delle competenze e delle skills che avrei potuto utilizzare. Quello che ho capito che è stato fondamentale nella mia cover letter dopo, perché comunque sono stata parte anche del processo di selezione dei degli altri intern dopo di me, è stato il fatto che ho fatto capire che avevo delle esperienze lavorative ma avevo voglia di imparare e quindi ho scritto nella mia lettera quello che secondo me mi avrebbe dato questa esperienza per il mio futuro sul lungo termine. E questa poi è stata la chiave vincente, cioè spiegare come una singola esperienza possa collocarsi sul lungo termine nella tua vita e questa è stata secondo me quello che mi ha permesso poi di ottenere l’interview.
Grazie mille, infatti ci tengo a sottolineare i due aspetti che hai anticipato. Quindi, il primo è che è molto spesso vi consiglio proprio di utilizzare LinkedIn, per questo appunto ho condiviso risorse sulla masterclass e su altre guide perché capita che in varie occasioni ci sono sia le pagine ufficiali, ma anche manager che pubblicano le opportunità sul loro profilo non attraverso invece il sito ufficiale. Quindi, ecco perché consiglio sempre di tenere aggiornate tutte queste pagine e di seguire poi le realtà che ci interessano oltre che naturalmente More Human Resources. L’altra parte che hai menzionato sulla motivation letter è un altro punto molto importante che cerco anche io di sottolineare, cioè il fatto di mettere sempre in focus da quella che è la nostra motivazione per la posizione, per il settore e per l’organizzazione in particolare, ma anche quella che è la nostra vision e la nostra mission. Cioè far capire che questo non è un tirocinio qualunque a cui ci siamo candidati semplicemente perché era un’opportunità disponibile, ma a far capire che abbiamo una consapevolezza di come quest’opportunità si inserisce nel nostro percorso di carriera futuro.
Quindi, grazie per averlo sottolineato. Un’altra cosa che sicuramente credo molte persone si chiedono è, ma effettivamente in un tirocinio con le Nazioni Unite che cosa si fa. Quindi, vorrei chiederti quali sono state le principali attività che hai svolto e le eventuali responsabilità che naturalmente in quanto tirocinante ti sono state assegnate.
Allora, cioè l’unica cosa forse che non ho fatto è stata portare i caffè, perché poi mi hanno messo subito al lavoro cioè subito a coordinare progetti anche abbastanza importanti. Il mio tirocinio era in comunicazione, l’ufficio di Copenaghen delle Nazioni Unite è principalmente un ufficio delle Agenzie delle Nazioni Unite, ce ne sono 11, ma il mio tirocinio in comunicazione era proprio per tutto l’edificio. Quindi io mi occupavo sia di external communication, quindi i social media, sia di internal communication, quindi tutti quei canali usati dalle Nazioni Unite per parlare sui propri colleghi, promozione delle campagne di marketing della palestra delle Nazioni Unite, del ristorante tutte le Nazioni Unite o anche di eventi interni. Poi mi occupavo anche di corporate communication, quindi a volte le Nazioni Unite organizzavano un evento in cui dovevano mostrare la loro visione Deliver As One, quindi tutte le agenzie delle Nazioni Unite insieme per collaborare con un unico obiettivo e mi occupavo di coordinare le varie agenzie. Diciamo il task più bello che avevo era il fatto che le Nazioni Unite aprivano le proprie porte il venerdì pomeriggio ai visitatori e io ero la guida, quindi ho dovuto imparare tutta la storia delle Nazioni Unite, la storia dell’edificio stesso, di tutte le agenzie che lavoravano e anche qual era la loro missione. Sentirsi diciamo l’interfaccia delle Nazioni Unite quando arriva un visitatore per me è stato davvero importante. Non ero molto a mio agio parlare inglese all’inizio soprattutto con il pubblico, con persone magari anche madrelingua che venivano dall’America o dall’Inghilterra però poi ho pensato che effettivamente la mia figura, cioè il fatto di essere l’interfaccia principale, era una soddisfazione talmente grande che dovevo uscire dalla mia comfort zone. Quello è stato secondo me il momento più bello di tutte le settimane, perché ti trovavi appunto a parlare con questo gruppo grandissimo di persone che volevano sapere di più del del lavoro che facevano le Nazioni Unite e tu eri lì a rispondere alle loro domande, quindi ti dovevi preparare diciamo a 360°. Però, ho avuto anche ruoli di coordinatrice per alcuni eventi che si tenevano alle Nazioni Unite, ad esempio c’è stata una specie di open day e ci siamo trovati a coordinare tutte le agenzie che lavoravano lì su attività che si potevano fare per i visitatori.
Parlando ancora di volontariato, mentre ero lì visto che il nostro team comunicazione era molto piccolo però conoscevamo tutti, tutte le agenzie e tutti quelli che lavoravano lì, dopo un mese che lavoravo ho deciso di entrare anche nel board del comitato degli intern e organizzavo anche eventi per gli intern a livello volontario che però facevo comunque rientrare nel nel mio lavoro, e quindi è stato anche molto bello investire il mio tempo libero con attività dedicate ad altri intern come me, altri tirocinanti, e coordinare un po’ il loro inserimento anche all’interno dell’ufficio. E poi ovviamente le cose normali, gestivo i social media e diciamo che gestire i social media di un ufficio delle Nazioni Unite ti fa sentire responsabile non so di te stessa, ma ovviamente di un qualcosa talmente tanto grande che a volte anche un po’ troppo per quello che riesce a fare. Però proprio per far capire che nonostante io fossi un intern avevo tante responsabilità che però ero felice di avere. Cioè non mi hanno mai caricato troppo rispetto a quello che riuscivo a fare, però hanno visto che ero molto molto volenterosa di imparare e quindi mi hanno dato tante responsabilità e i social media ovviamente erano il mio compito principale essendo appunto in comunicazione.
Grazie mille, un’esperienza super interessante e pratica come abbiamo visto, quindi grazie per avercela raccontata. Anche quello che hai detto all’inizio mi è piaciuto molto e cerco sempre di sottolinearlo, quando magari ci si candida per queste opportunità si pensa che se non si ha un C2 in inglese non si può andare da nessuna parte. Ricordo sempre che sicuramente avere un livello di inglese abbastanza elevato per sentirsi a nostro agio nella comunicazione è fondamentale, soprattutto per posizioni in comunicazione, ma si può imparare. Ricordiamoci che comunque è un tirocinio, quindi non ci stiamo candidando per una posizione manageriale, ma è un tirocinio durante il quale anche la nostra conoscenza dell’inglese può migliorare, questa è un qualcosa che ci tengo anche qui a sottolineare.
Quindi, grazie ancora per aver condiviso questa esperienza che sembra essere stata davvero molto formativa. Come detto tu, sei dovuta uscire in diverse situazioni della tua comfort zone, quindi ti va di raccontarci una sfida che hai sentito di dover affrontare durante questa esperienza?
Allora sì, diciamo che gli sfide ce ne sono state tante, perché come dicevi tu io pensavo comunque di cavarmela con l’inglese, ma ovviamente poi quando entri in un contesto lavorativo così formale ti rendi conto che magari il tuo vocabolario non è così sviluppato e le tue conoscenze sono utili, ma se non le traduci in inglese non sono così utili. Quindi, la sfida principale è stato ogni giorno ricordare a me stessa che mi avevano scelto per quel ruolo perché effettivamente era una persona giusta. A volte non è così facile ricordarselo in un contesto dove tutti comunque sono super professionali e tutti hanno un curriculum molto importante, quindi a volte diciamo combattere contro la sindrome dell’impostore è stata la mia sfida principale. Una sfida con me stessa, ricordare ogni giorno di uscire dalla mia zona di comfort e non avere paura di parlare, perché ti trovi a volte in meeting anche con personalità molto importanti che magari sei abituato a seguire solo sui social e invece poi li incontri di persona. Quindi, la mia sfida è stata il ricordarmi ogni giorno che ero una tirocinante, ma una tirocinante che era stata scelta per un motivo e quindi dovevo effettivamente contribuire nonostante a volte avessi paura di farlo. Se dovessi pensare a quei sei mesi, sono stati bellissimi ma è stata comunque una continua lotta non con me stessa, ma con i miei pensieri intrusivi che mi dicevano “forse non ce la puoi fare, forse non sei in grado di essere qui”, perché come dicevi tu l’idea comune è che se arrivi a un tirocinio alle Nazioni Unite devi avere tantissime esperienze e competenze. Quindi, quando sono stata scelta io che non avevo tutta questa esperienza, pensavo che magari si fossero sbagliati e ogni giorno mi chiedevo se si stanno pentento di avermi scelto. In realtà, poi la valutazione finale che ho ricevuto è stata molto positiva e questo mi insegna che a volte quello contro cui devi combattere un po’ di più sono i tuoi pensieri negativi. Questa è stata la sfida più grande, cioè riuscire a parlare con me stessa per darmi l’autostima giusta per portare ogni giorno i miei task al termine. Ecco anche quando magari facevo i tour guidati con le persone ogni giorno dice “Oddio oggi non ce la farò, oggi mi dimenticherò qualcosa” perché comunque erano tour anche molto lunghi e poi in realtà mi rendevo conto che tutti erano molto soddisfatti dopo i tour e quindi mi dicevo “sei solo tu che sei insicura, in realtà sei totalmente in grado di fare queste cose”, e quindi questa è stata principalmente la sfida più grande. Poi c’è un team che ti supporta, c’è un intero ufficio che comunque nonostante siano le Nazioni Unite ci sono comunque dei legami di amicizia e tutti i sono lì comunque per supportarti, nessuno lì per affossarti di più, quindi una volta che lo capisci e ingrani poi diventa tutto più semplice.
Grazie, su questo sono molto d’accordo sia su quello che dicevi del dovere in qualche modo avere questa sfida in realtà non con le altre persone che si sono candidate, ma semplicemente con noi stessi e tante volte è quella più difficile perché appunto ci chiediamo “Me lo merito davvero? Perché io e non ho altre persone? Che cos’è che ho in più rispetto a chi invece magari parla altre lingue e ha più esperienza di me. Quindi, come hai detto tu bisogna aver fiducia che se effettivamente ci hanno selezionate c’è un motivo, sono persone che hanno più esperienza di noi e che sono in grado di vedere tra le righe del nostro CV o della lettera motivazionale quel qualcosa che a loro serve. Quindi, ho condiviso anch’io diciamo così questi momenti di insicurezza e ti ringrazio anche per averli esposti, perché molti giovani mi scrivono che non si cambiano perché non si ritengono abbastanza, abbastanza capace, abbastanza competente, eccetera. È molto importante ricordarci che costruire la nostra fiducia e la nostra consapevolezza parte da noi e a volte la vedono prima gli altri che noi stessi. Quindi, grazie ancora per aver condiviso questo aspetto che non è ovviamente da sottovalutare. Avendo parlato di questo, mi sposterei più su una valutazione di questa esperienza. Secondo te questa attività, in particolare del tirocinio ONU, in che modo ti ha aiutato o ti aiuta comunque tuttora quando ti candidi per opportunità a dimostrare la tua passione, le tue competenze e il tuo allineamento con il settore. Cos’è che secondo te ti ha dato magari anche a livello personale che ti ha aiutato a superare in qualche modo le sfide.
Allora, in primis una cosa molto pratica. Io so che spesso quando ci si candida per posizioni all’estero si vuole dimostrare che si parla bene l’inglese e quindi ci sono le certificazioni. Però ovviamente le certificazioni dopo un po’ scadono, invece quando è un’esperienza concreta soprattutto in comunicazione però in un ufficio dove si parla inglese h24 come le Nazioni Unite, non ti serve più avere la certificazione per dire che sai parlare l’inglese. Questo è stato un punto a favore perché avevo fatto la certificazione di inglese per già due volte e poi era scaduta senza riuscire a dimostrare che effettivamente avevo avuto esperienze in cui parlavo inglese a livello professionale.
A livello proprio di curriculum io attualmente lavoro per una ONG della Danimarca. Secondo me, quando mi hanno scelto vedendo che appunto avevo avuto un’esperienza alle Nazioni Unite in Danimarca è stato un punto a favore assolutamente. Il tirocinio l’ho finito a febbraio di quest’anno e ho trovato subito lavoro, quindi ora magari sul lungo termine vedrò che è stato ancora più utile, sul breve termine mi hanno preso subito a lavorare proprio perché non si fanno nemmeno dubbi sulle tue competenze perché comunque se vieni scelto è sicuro che impari qualcosa o è sicuro che comunque qualcosa sai fare e le competenze che ti dichiari sono effettivamente quelle. Devo dire che mettere però solo un’esperienza sul curriculum secondo me non è abbastanza, ma anche magari creare un portfolio condividendo quello che che si è fatto è stato anche un punto a favore nelle mie altre candidature. Diciamo anche avere dei colleghi che ti possano raccomandare con delle recommendation letter, quindi non a livello come lo intendiamo noi in italiano, è ovviamente un punto a favore.
A livello invece di competenze, sicuramente riuscire a gestire lo stress l’ho imparato molto bene le Nazioni Unite, perché devi saper gestire comunque le situazioni in cui ti trovi e è un punto a favore di tutte le posizioni lavorative. Secondo me, valutano e sanno che comunque è un ufficio in cui si lavora molto e questo è sicuramente un punto a favore per le candidature.
Certo, grazie mille. Rispetto al futuro, volevo chiederti se il tirocinio ha svolto la sua funzione di indirizzare la tua carriera. Di solito o conferma il tuo interesse in quell’abito o ti fa capire che credevi quel settore fosse in linea con le tue competenze, ma in realtà non lo era particolarmente. Ricordo che è utile avere la consapevolezza in entrambe le situazioni, cioè quindi una conferma di quello che ci piace o farci capire che possiamo orientarci su altro. Quindi, nel tuo caso ti ha aiutato in qualche modo a capire come vorresti continuare la tua carriera futura?
Assolutamente sì, è stata da una parte una conferma perché mi ha confermato il fatto che voglio lavorare in quest’ambito internazionale della cooperazione internazionale o anche di risposta umanitaria e dall’altra parte mi ha fatto anche capire che non voglio lavorare in un ufficio. Infatti, in questo momento mi trovo in Kenya proprio perché lavoro sul campo ed è stato solo grazie al tirocinio alle Nazioni Unite in cui vedevo continuamente contenuti di agenzie delle Nazioni Unite che lavoravano sul campo e li ricondividevo sulla pagina della UN City dell’ufficio a Copenhagen e mi sono detta “Non voglio essere qui a condividere quelle storie, ma voglio essere parte della storia stessa”.
Quindi, da questo punto è stato un modo per farmi capire che per il momento non sono fatta per un ufficio, ma sono fatta per la dinamicità dello stare sul campo. Però dall’altra parte mi ha totalmente confermato che questa è la strada che voglio intraprendere, quindi lavorare per organizzazioni internazionali, Ong e soprattutto mi ha anche confermato un po’ la parte della comunicazione, che è una strada che effettivamente mi piace. All’inizio pensavo che avrei voluto fare la project manager, quindi coordinare progetti stessi, ma in realtà anche raccontare i progetti o comunque essere quell’interfaccia che connette il progetto con il pubblico, inteso in maniera molto generale, quindi anche stakeholder o comunque donatori e mi piace essere quel nodo di congiunzione. Quindi, mi ha fatto capire anche questo, ecco.
Ottimo, grazie mille. Quindi direi che l’obiettivo del tirocinio è stato raggiunto appieno per farti capire che cosa ti piace e anche che cosa magari vorresti fare in maniera diversa, quindi questa è un’ottima esperienza a livello di valutazione di crescita anche personale oltre che professionale. In chiusura della nostra intervista, hai la voglia di rivolgerti ai giovani che magari in questo momento, così come lo pensavi anche tu prima, credono che sia impossibile per loro ottenere un tirocinio in contesti che possono essere simili a quelli delle istituzioni delle organizzazioni come delle Nazioni Unite? Che cosa vorresti dire alla Sofia di quel tempo che è un messaggio valido anche per altri giovani che ci ascoltano?
Quello che avrei voluto sentirmi dire prima di candidarmi è che non sono opportunità esclusive riservate a pochi eletti. Quando vi dicono che vi serve la raccomandazione, non è assolutamente vero. Quando vi dicono che vi serve avere mille esperienze per fare un tirocinio, non è vero. Quello che io posso consigliare è provateci, perché mandare quella candidatura in più, scrivere quella cover letter in più fa solo crescere e non pensate di non essere abbastanza, perché io non penso di essere speciale però ho comunque ottenuto quel tirocinio che mi ha fatto crescere molto. Quindi, ricordarsi sempre che i tirocini sono per crescere e per imparare, e non serve essere dei geni o avere raccomandazioni per ottenerli. L’importante è provarci e anche crederci. Secondo me, se io ci avessi creduto ancora di più mi sarei vissuta ancora meglio quell’esperienza, quindi credeteci prima anche di mandare la candidatura, perché secondo me è fondamentale crederci in primis come persona.
Grazie mille, bellissima storia quella che ci ha raccontato, quindi ti ringrazio ancora per aver condiviso le tue esperienze.
Grazie a te, grazie a te davvero.
Ringrazio anche tutte le persone che ci hanno ascoltato e vi invito a seguire il podcast se l’episodio vi è piaciuto e non volete perdere le prossime interviste. Potete ovviamente usufruire anche di altri contenuti su orientamento per tirocinio e lavoro seguendo la pagina Instagram More Human Resources.
Felicita – Il tirocinio MAECI-MIUR – CRUI
Riassunto
Conosci il bando per il tirocinio MAECI-MIUR-CRUI, ma vorresti conoscere di più sull’esperienza? Felicita ci racconta la sua esperienza di tirocinio nell’Istituto di cultura italiana di Oslo.
Ascolta l’episodio per conoscere cosa ha valorizzato nella sua candidatura, le attività svolte, l’importanza di questa esperienza per il suo percorso di carriera e altri consigli utili.
Trascrizione
Benvenuti e benvenute al primo episodio del podcast More Human Voices. Oggi ho il piacere di parlare con Felicita che ci racconterà la sua esperienza con il tirocinio MAECI CRUI.
Ciao a tutti, mi chiamo felicità e sto per ultimare il mio percorso di studio magistrale in Interpretariato di conferenza. Ho svolto il tirocinio MAECI-MIUR-CRUI durante il corso dei mesi estivi presso l’Istituto italiano di cultura di Oslo.
Perfetto, grazie mille, allora insieme oggi di faccio qualche domanda per vedere che cosa hai svolto durante il tirocinio, quali attività ti sono state affidate per permettere a chi ha interesse nello svolgerlo di conoscere di più sul programma. Quindi, nello specifico anche se lo hai accennato, volevo chiederti se ci puoi raccontare brevemente il percorso di studi che hai svolto.
Sì, io ho conseguito una laurea triennale in mediazione linguistica e al momento sto per ultimare il mio percorso di studi magistrale in interpretariato di conferenza e intanto cerco anche di ritagliarmi quando possibile degli spazi di tempo per acquisire anche delle conoscenze nel campo della cooperazione internazionale e del terzo settore più generale, dato che è un ambito in cui mi piacerebbe poi lavorare in futuro.
Perfetto, grazie mille. Quindi, dato che oggi il centro del nostro podcast è il tirocinio MAECI CRUI, che cosa ha spinto te a particolare a questo programma di tirocini?
Allora, sicuramente il desiderio di interfacciarmi con una realtà sociale e culturale diversa. Ho intravisto in questa esperienza un’opportunità di crescita personale grazie alla quale poter imparare ad adattarmi a situazioni nuove e a possibili imprevisti. Sicuramente, quindi quella di poter mettermi in gioco e allo stesso tempo anche di sviluppare ulteriori competenze. Da una parte, sviluppare quelle acquisite nel corso degli studi, quindi nel mio caso nello specifico competenze legate comunque nell’ambito linguistico. Allo stesso tempo, però, ero consapevole del fatto che avrei potuto svolgere mansioni totalmente diverse e quindi avrei potuto anche acquisire delle competenze lavorative specifiche ed era un certo senso un po’ questo quello che avevo voglia e forse per certi versi è anche bisogno di fare, quindi sperimentare e di mettermi in gioco, fare qualcosa di totalmente diverso.
Certo, è un pò un desiderio e un bisogno comune di persone che studiano lingue e mediazione, quindi capire quello che poi magari volevi fare nella tua carriera futura.
Per molte persone che vogliono magari partecipare al tirocinio diventa un po’ difficile saper valorizzare al meglio la propria candidatura e sapere a che cosa dare valore valore. Quindi la mia domanda che voglio chiederti è: nella tua candidatura su cosa ti sei focalizzata in particolare? A cosa hai cercato di dare valore?
Allora, in un certo senso quello che ho appena detto, nel senso che ho cercato di evidenziare soprattutto la motivazione ciò che mi spingeva a voler svolgere quel tirocinio in una sede piuttosto che in un’altra e dal momento in cui io non ho avuto la possibilità di svolgere esperienze significative prima di candidarmi al bando, quali Erasmus oppure attività lavorative o semplicemente altri tirocini, di conseguenza ho da una parte chiarito il mio profilo formativo, il mio percorso di studi cercando di appunto mettere in evidenza come le mie competenze linguistiche potessero rivestire un ruolo in qualche modo importante all’interno dell’Istituto italiano di cultura che chiaramente opera all’estero e allo stesso tempo soprattutto ho cercato di evidenziare il mio desiderio di voler interfacciarmi con una realtà sociale e culturale diversa.
Ok perfetto, grazie mille. Quindi, durante questo tirocinio puoi darci qualche esempio di attività, di responsabilità e task che ti sono stati assegnati?
Allora, principalmente io mi sono occupata soprattutto della gestione dei canali social dell’Istituto e di creare contenuti che valorizzassero sia le attività in essere sia gli eventi e le varie iniziative poi in programma. Devo dire che è stata una cosa piuttosto divertente, proprio perché era un qualcosa che non avevo mai fatto prima di svolgere questo tirocinio, quindi ecco ritornando un po’ a quello detto in precedenza era qualcosa di totalmente nuovo.
In generale, comunque, sono circa 84 gli istituti italiani di cultura nel mondo e di conseguenza sono diverse e molto molto varie le attività che si svolgono all’interno. Quindi, si vada all’organizzazione degli eventi legati al mondo della cultura, della musica, il cinema poi offrono anche corsi di lingua e di cultura. Di conseguenza c’è tutta la parte relativa all’organizzazione degli stessi e curano chiaramente anche tutti i rapporti con le organizzazioni presenti sul territorio al fine di comunque di riuscire a sviluppare delle partnership e allo scopo naturalmente di promuovere la lingua e la cultura italiana.
Io ho avuto la fortuna anche di essere coinvolta nella parte progettuale di queste iniziative e di prendere parte alle riunioni. Ho avuto la fortuna proprio di essere parte attiva di questo processo di scambio, produzione e valorizzazione a livello culturale.
Perfetto, grazie, mi sembra una panoramica ampia di attività e magari per chi come era nel suo caso non avevano fatto esperienze prima è utile anche per sperimentare qualcosa di nuovo e capire cos’è che effettivamente si interessa in particolare. Durante questa esperienza hai avuto magari una sfida in particolare che ti sei trovata ad affrontare, quindi c’è qualcosa che hai dovuto affrontare che magari non era semplice, non era scontata per te durante questo percorso?
Allora il norvegese. Nel senso che tralasciando questa parte della lingua, lavorando comunque all’interno dell’Istituto italiano ha avuto modo di lavorare e rapportarmi comunque all’interno dell’Istituto soprattutto in lingua italiana. Diciamo all’esterno è stata magari una una sfida, anche se non ho avuto modo purtroppo di riuscire a imparare davvero questa lingua. Comunque al di là di questo, le sfide che mi sono trovata ad affrontare la principale direi che è stata quella di confrontarmi con qualcosa di nuovo e di diverso. Avendo svolto anche un percorso di studi se vogliamo lineare, sempre molto focalizzato sulle lingue e non ho mai davvero avuto modo di poter fare altro, di poter sperimentare e capire se ci fosse qualche altra cosa che potesse essere nelle mie corde e semplicemente qualcosa che fosse in grado di svolgere. Quindi, ho avuto modo di mettermi alla prova, ecco. Quindi, è stato l’affrontare il nuovo più in generale.
Il tema del cambiamento che spesso insomma ci ritroviamo ad affrontare diversi ambiti, quindi questo sicuramente è tipico anche di un’esperienza nuova. Quindi, a livello di esperienza in generale pensi comunque ti sia stata utile per la tua carriera, ti ha aiutata a trovare la tua strada, in che modo pensi ti sia stata utile per il tuo futuro professionale?
Assolutamente, è stata un’esperienza dal mio punto di vista molto formativa, perché questa è stata per me la prima vera occasione in realtà di poter vivere all’estero. Sembrerà poco, sembrerà banale, però è stata davvero per me un’occasione di potermi confrontare come dicevo con una realtà diversa e ha contribuito comunque ad arricchire il mio bagaglio di conoscenze, rendendo questa esperienza davvero un’esperienza di crescita personale. Sono tornata a casa un po’ più consapevole anche rispetto a quello che avrei voluto fare in futuro, sicuramente ho rafforzato il mio desiderio di voler intraprendere comunque una carriera all’interno della cooperazione internazionale, poi non so come andrà, chiaramente. Sì, diciamo che sono riuscita a capire che c’è volendo qualche altra cosa che potrei fare al di là del mero interprete o traduttore, nel mio caso.
Perfetto, grazie mille. Ti faccio un’ultima domanda che magari è utile per chi ci ascolta. Quindi, ci sono sicuramente tanti giovani che vogliono inviare la candidatura, ma magari hanno qualche timore. Quindi, qual è un consiglio se potessi darlo alle persone che hanno interesse per il tirocinio, ma magari vogliono candidarsi però non lo fanno, perché hanno anche qualche timore, un consiglio che potresti dare per convincere loro a partecipare.
Sicuramente, quello di lasciare da parte le proprie paure, i propri timori e semplicemente provarci. Del resto, nella peggiore delle ipotesi si può provare comunque un’altra volta o semplicemente candidarsi per un’altra opportunità. Vale sempre la pena secondo me provare, piuttosto che rimanere con il dubbio, ecco.
Grazie mille, infatti era anche il consiglio che volevo condividere. Quindi, ti ringrazio per questa chiacchierata. Mi ha fatto piacere parlare con te del programma e soprattutto del significato che ha avuto per te questa esperienza.
Grazie.
Io ringrazio le persone che ci hanno ascoltato, vi invito a seguire il podcast se l’episodio vi è piaciuto e non volete perdere le altre interviste. Potete anche usufruire di altri contenuti sull’orientamento al lavoro seguendo la pagina More Human Resources.
Francesca – La mia esperienza con il Servizio Civile Universale
Riassunto
Conosci il Servizio Civile Universale (SCU)? Francesca lo descrive come un validissimo primo approccio al mondo del lavoro. Ed è proprio così: un’esperienza di questo tipo ci permette di comprendere cos’è un contratto di lavoro e cosa significa uscire dalla comfort zone dell’università per iniziare a sperimentare un rapporto di lavoro. Se credevi che il SCU sia “soltanto” volontariato, sappi che non è così! I progetti sono tantissimi: puoi scegliere di supportare la FAO in Perù o partecipare alle attività di un’associazione in un comune a te prossimo. La scelta è tua! Per conoscere tutte le info, visita il sito ufficiale scelgoilserviziocivile.gov.it e le tante sezioni utili: scarica la Guida per la compilazione della domanda e trova tantissime dritte nelle FAQ, che ti aiutano a capire a quali progetti puoi candidarti se hai già partecipato al Servizio Civile (che sia regionale, nazionale o universale)! E sapevi che ci sono progetti dedicati a chi sta sperimentando situazioni di difficoltà o ha esigenze specifiche? Tutto quello che devi fare è visitare il sito!
Trascrizione
Benvenuti e benvenute al quarto episodio del podcast More Young Voices. Oggi, ho il piacere di parlare con Francesca che ci racconterà la sua esperienza con il Servizio Civile Universale.
Ciao Valentina, innanzitutto tutto grazie. Io mi chiamo Francesca, ho 26 anni e sono una educatrice. Sono laureata in Scienze della Formazione come educatore professionale di comunità e ho fatto una tesi nell’ambito della letteratura per l’infanzia sulle adozioni internazionali che poi mi ha portato a conoscere la gente con cui ti faccio servizio civile. Mi sono preoccupata di bambini e infatti ho co-fondato insieme ad altre donne un’associazione di promozione sociale che ad oggi gestisce una ludoteca per bambini. Quindi, mi piace molto camminare, adoro fare trekking…
Perfetto, quindi entrando nel vivo prezzo del nostro discorso sul servizio civile, mi piacerebbe chiederti che cos’è per te e cosa rappresenta il servizio civile universale e come lo descriveresti una persona che non ne ha mai sentito parlare.
Allora per me il servizio civile rappresenta una bellissima opportunità di crescita personale e professionale e questo te lo dico veramente con la sincerità più assoluta perché per me è stata veramente una bella scoperta. Quindi, il servizio civile è proprio la scelta di mettersi a disposizione per un periodo della propria vita, dai 8 ai 12 mesi, proprio alla difesa non armata e nonviolenta della patria e questo poi si basa dall’altro sull’articolo 11 della Costituzione che riguardava proprio il ripudio della guerra e la cooperazione tra gli stati. È il nato proprio siamo come alternativa al servizio di leva obbligatorio quindi il servizio civile è nato negli anni 2000, proprio quando è stato sospeso il servizio di leva obbligatorio. Quindi, per me veramente è stata una sorpresa incredibile partecipare. È stato veramente molto bello conoscere tantissimi ragazzi della mia stessa età perché poi appunto durante il primo mese di servizio abbiamo fatto una formazione generale online, dovuta al covid-19. Però è stato bellissimo perché ho conosciuto appunto tantissimi altri ragazzi della mia età, ma anche più giovani e più grandi. Quindi, è stato bello conoscersi, interagire, scoprire i progetti degli altri ragazzi e quindi un po’ scoprirsi con gli stessi valori. E poi nel corso del tempo mi sono proprio anche resa conto che effettivamente non abbiamo poi delle occasioni anche del genere, al di fuori della Università oppure dei master, di poter parlare di argomenti come appunto cooperazione, pace, sviluppo.
Ti ringrazio molto per la risposta. Effettivamente, è importante anche coltivare questo senso di comunità, di condivisione che si aiuta a conoscerci a svilupparsi e a crescere come persone oltre che come professionisti. Quindi, cosa ti ha spinta a inviare quella candidatura per il Servizio Civile Universale?
Allora, in realtà io conoscevo già l’ente con cui appunto faccio servizio civile e quindi conoscevo più o meno il progetto a cui andavo poi a fare la domanda. Il progetto si occupa di creare una rete intorno a dei giovani che si trovano in una situazione di disagio, giovani italiani o non, quindi inserirli nel mondo del lavoro e anche dal punto di vista sociale. Quindi, il progetto mi piaceva molto, conoscevo appunto già dall’ente e ho inviato la candidatura. Però, ecco, ero totalmente incredula quando poi mi hanno scelta, perché poi giustamente eravamo in cinque a partecipare al bando e quindi come sempre quando fai il colloquio, non sai mai se effettivamente ti prendono no. E quindi inizialmente era molto indecisa se accettare questo incarico, devo essere sincera. Avevo un po’ timore e un po’ paura di affrontare questa nuova opportunità e quindi nuova esperienza. Come un po’ tutte le cose, io di mio sono un po’ così. Quando devo approcciare a qualcosa di nuovo lo approccio sempre un po’ con timore e invece fin dall’inizio mi sono veramente proprio ricreduta e devo dire che è una bellissima esperienza.
Perfetto, ti ringrazio. Effettivamente quello che dici lo ritrovo un po’ nelle parole delle persone che magari mi scrivono nei messaggi e dicono “Devo iniziare quest’esperienza, ma ho timore di come andrà”, magari è lontana da casa, ecc. Secondo me, opportunità come quella del Servizio Civile ci aiutano a uscire da questa comfort zone e soprattutto a capire quali sono le dinamiche con altre persone con persone che magari sono Tudor o supervisor, quindi è molto importante mettersi in gioco nel momento in cui è più idoneo, ad esempio durante gli studi o comunque dopo la laurea per poi arrivare al mondo del lavoro molto più preparati e preparate e consapevoli di quello che ci piace di quello che sappiamo e riusciamo a fare. Quindi, grazie effettivamente per questo spunto. E durante una giornata tipo, di cosa ti occupi proprio nella pratica?
Sì, allora, noi purtroppo siamo in smartworking, quindi io sono andata più volte in ufficio. O settimanalmente oppure giornalmente, la mia OLP, che è la mia operatrice locale di progetto, come se fosse una tutor, mi dà una serie di compiti che io devo portare a termine. Banalmente, mi sveglio e mi metto al PC, quindi questa è la mia giornata tipo. Io lavoro 5 ore al giorno per un massimo di 25 ore settimanali. Lavoro dalle 9 alle 2 e porto avanti i miei progetti. Quindi, la maggior parte delle attività sono diciamo in solitaria, anche se poi abbiamo fatto delle delle attività anche con altri ragazzi che sono sempre per niente e che però si trovano in altre regioni. Per esempio abbiamo dovuto creare diciamo un opuscolo abitativo in cui ognuno di noi, in ogni città, trova trovare indirizzi e qualcosa di più pratico riguardo a questo argomento. Poi, oltre al nostro classico orario di lavoro, potrebbe diciamo esserci delle occasioni in cui effettivamente si lavora fuori orario. Io ho partecipato a degli incontri che il mio ente ha fatto con i beneficiari del progetto con cui lavoro, però quella è stata la parte più bella perché poi effettivamente oltre a tutta l’aspetto teorico ti rendi conto dal punto di vista pratico com’è quindi il progetto con cui effettivamente poi ti stai approcciando. Quindi, quella è stata la parte più bella.
Come dici, queste esperienze, anche se da remoto, ci devono spingere a cogliere qualsiasi opportunità di networking ed è questo che effettivamente ci dà molto valore per quanto riguarda la conoscenza di altri professionisti e professioniste, enti che possiamo conoscere e presso cui possiamo poi magari candidarci in futuro. Quindi, questo è sicuramente un aspetto che, lavorando da casa, dobbiamo imparare a valorizzare al meglio. Quali competenze pratiche e soft skill stai affinando o stai apprendendo durante quest’esperienza?
Allora, senza dubbio l’autonomia. Ovviamente, stando in smartworking ho imparato a fare da sola, a dover portare avanti un progetto o un un compito in totale autonomia. Ovviamente, la mia OLP poi è fantastica, quindi qualsiasi problema o dubbio basta un messaggio o una chiamata. Lei è super carina e risponde sempre alle mie domande. Però, senza dubbio, il fatto di avere diciamo delle scadenze e portare a termine un lavoro di ufficio è stato per me veramente una novità. Anche per quanto riguarda il pianificare e organizzare il proprio lavoro e soprattutto ho anche sviluppato una maggiore abilità nei rapporti interpersonali, cosa che ovviamente sto affinando, perché comunque sono in stretto contatto sia con i beneficiari, quindi devi anche capire come parlare con loro. La maggior parte non parla italiano quindi ovviamente devi cercare di parlare in inglese o francese. Poi, anche con i ragazzi del Servizio, che sono gli altri volontari, però siamo sempre un pò distanti, quindi è anche un po’ più difficile cercare di interfacciarsi. Io sono completamente fuori dalla mia comfort zone con il Servizio Civile, quindi questo l’ho imparato grazie a questa esperienza, perché faccio cose nuove che non ho mai fatto prima. Provo e e riprovo, perché ovviamente può capitare di sbagliare, però veramente ho accanto un ente che devo dire mi stai aiutando molto in questo aspetto. Posso lavorare, metterci del mio e quindi crescere. Questa è stata veramente una novità di cui sono molto contenta.
Infatti, è quello poi il fulcro: iniziare da qualche parte, mettersi in gioco e poi da lì scoprire e imparare cose nuove capacità e opportunità che possiamo valorizzare nel futuro. Quindi, proprio riguardo questo volevo chiederti secondo te come potrai valorizzare le competenze e le conoscenze che sta imparando tramite il servizio civile universale per la tua carriera futura?
Ecco, allora questa è ovviamente la domanda culmine. Quello che succederà dopo io non lo so, nel senso che ovviamente alla fine del servizio civile ci dovrebbe essere un orientamento lavorativo. Non so se effettivamente sarà così anche all’interno dell’ente con cui collaboro. Devo dire, però, che io sono molto contenta e molto interessata al terzo settore, quindi sicuramente questo mi ha fatto capire che questo potrebbe essere il mio lavoro. Sicuramente, le mie soft skills che ho appreso me le porterò dietro per sempre, oltre al fatto di aver trovato delle persone appunto nell’ente con cui dal punto oltre che lavorativo, ma anche umano, mi sono ritrovata tanto. Una delle cose principali che ti dicono quando inizi la formazione è di non avere aspettative, perché potrebbe succedere che effettivamente una volta finito il Servizio Civile ci sia appunto un contratto come potrebbe non succedere. Ho approcciato molto a questo percorso con un’assoluta tranquillità e proprio con la voglia di effettivamente imparare. Fino adesso sta portando i suoi frutti, poi quello che succederà nella mia carriera non lo so, perché non so dove mi porterà la mia la mia carriera, però senza dubbio questo ha un valore incredibile e io stessa, ripeto, l’ho già detto però mi sono stupita di questa esperienza tantissimo. Quello che mi piace particolarmente di ciò che hai detto è che hai capito che effettivamente questo settore può essere quello di tuo interesse per il futuro e proprio ieri si parlava nelle storie della pagina (More Human Resources) di come trovare un’esperienza ad esempio di stage che mi permetta di capire cosa voglio fare poi. Effettivamente, come ho anche ribadito lo stage non è l’unica via, perché nel servizio civile universale ci sono tantissimi progetti. Attraverso il servizio civile universale si può andare in Perù a supportare la FAO e tante persone magari non hanno idea che si può fare con il servizio civile universale. Quindi, la domanda conclusiva che vorrei farti è cosa vorresti dire a tutte le persone che ci stanno ascoltando per far capire loro che è davvero importante è utile per la loro carriera e crescita personale, oltre che professionale, vivere un’esperienza di questo tipo.
Quello che consiglio è di scegliere un progetto che veramente ci piace, perché molto spesso siamo sempre convinti di dover scegliere un progetto lavorativo che si possa essere gestibile, che possa diventare poi una carriera. Quello che consiglio è scegliere bene un ente. Come hai detto tu, ci sono tantissimi progetti. Io ho conosciuto ragazzi che sono andati in Senegal, che ora lavorano in Senegal, ci inviano foto e stanno facendo dei progetti incredibili. Quindi, io appunto veramente lo consiglio vivamente e caldamente a tutti i giovani che o si stanno accorciando o che magari ancora non hanno un approccio vero e proprio con il lavoro, anche perché il Servizio Civile è un vero e proprio contratto: ci sono dei permessi, c’è un compenso, ecc. Quindi, è il primo vero approccio con un contratto di lavoro vero e proprio, quindi e secondo me è un ottimo inizio per una carriera futura, perché poi effettivamente ti permette di uscire dalla tua zona però sempre nella condizione di protezione. Quindi, non sei da solo lasciato nel mondo, ma appunto hai delle persone accanto che ti sostengono e da cui puoi imparare tantissimo.
Infatti era proprio questo l’obiettivo: cercare di far capire alle persone che ci ascoltano di cosa si tratta e appunto il valore che questa esperienza può avere. Quindi, io ricordo che tutte le informazioni si possono reperire sul sito scelgoilserviziocivile.gov.it. Ci sono diverse sezioni da visitare, oltre che quella del bando, da consultare comunque in maniera molto dettagliata, perché ci sono tantissime eccezioni sia sui requisiti sia sull’aver già partecipato al servizio e ci sono altre opportunità come quelle legate al progetto Garanzia Giovani. Quindi, tutte le informazioni, la guida per candidarsi e tutto il resto si trova sul sito e ricordo che il bando è attivo fino alle ore 14 del 26 gennaio 2022, quindi c’è ancora tempo per trovare il progetto di proprio interesse e candidarsi. Io, Francesca, ti ringrazio davvero tanto per aver partecipato al podcast e aver condiviso con noi la tua esperienza e ovviamente quella che è anche la passione per questo settore e per il progetto del Servizio Civile Universale!
Grazie a te e buon servizio a tutti!
Io ringrazio anche tutte le persone che ci hanno ascoltato e vi invito a seguire il podcast per non perdere le prossime interviste. Potete comunque usufruire di altri contenuti legati all’orientamento al lavoro così come la formazione, seguendo la pagina Instagram More Human Resources. A presto!
Martina – Erasmus Trainee in Spagna
Riassunto
Seguire le tue ambizioni ti sembra difficile? In questo episodio puoi trovare tutti i consigli di Martina, una brillante studentessa di Management Internazionale – indirizzo Beni di Lusso con un percorso fortemente internazionale. Ascolta l’intervista per scoprire come valorizzare al meglio un Erasmus Traineeship!
Trascrizione
Benvenuti e benvenute al terzo episodio del podcast More Young Voices. Oggi tratteremo una tematica che interessa molte persone nella community: la possibilità di svolgere dei tirocini all’estero. In questo episodio, Martina ci racconterà la sua storia. Ciao Martina e benvenuta!
Ciao, Valentina, grazie mille per l’invito.
Grazie a te, Martina, per essere qui. Inizierei con la prima domanda e mi piacerebbe chiederti se puoi raccontarci il tuo percorso di studi.
Allora, io sin da piccola nasco come una persona molto curiosa sia dal capire gli altri e che dall’aiutare gli altri. Quindi, diciamo contro un po’ al volere dei miei contro un po’ il volere dei professori, ho frequentato il liceo linguistico, perché era quello che davvero volevo. Dopodiché, ho frequentato la facoltà di Mediazione Linguistica. Dopo la triennale, ho sentito invece l’esigenza di fermarmi per un anno accademico e di fare esperienze lavorative. Quindi, di fare esperienze a livello linguistico sia a livello aziendale per poter poi decidere come continuare. Una delle esperienze all’estero come Erasmus Traineeship in azienda è quella che mi ha forgiato di più, quindi sono tornata in Italia e ho frequentato la facoltà di Management Internazionale, con un focus sui Beni di Lusso, un percorso che comunque potesse unire sia la passione per la moda sia la voglia di intraprendere una carriera in azienda senza tralasciare le lingue perché comunque è stato un percorso di didattica mista, italiano e inglese.
Certo, infatti ricordiamo che in molti settori oggi la conoscenza dell’inglese è data per scontata, quindi non possiamo soltanto contare soltanto sulle lingue per trovare la professione dei nostri sogni, ma riuscire a utilizzare queste come strumenti per poter svolgere poi il lavoro che desideriamo. Per quanto riguarda il tirocinio all’estero, qual è la ragione che ti ha spinta a candidarsi per quest’esperienza, Martina?
Allora, la ragione principale è stata sempre la voglia di un’esperienza che fosse formativa e di crescita al 100%, quindi magari i miei colleghi e coetanei sceglievano di fare un tirocinio in zona, dove però mettevano in ordine i documenti. Ecco, non ho mai cercato una cosa facile, ma una cosa difficile ma che fosse formativa. A tutti i costi io volevo davvero mettere le mani in pasta, fare un’esperienza in un’agenzia di traduzione e così l’ho cercata, l’ho voluta con tutta me stessa e sono partita per Coruña, in Spagna, a pochi km da Santiago De Compostela, per chi non la conoscesse.
Esatto, infatti questo è un messaggio che cerco di trasmettere spesso sulla pagina: far capire ai ragazzi e alle ragazze quanto effettivamente il tirocinio curriculare possa essere uno strumento molto utile per contribuire alla nostra professione nel momento in cui andremo a fare ingresso nel mondo del lavoro e non come spesso invece viene inteso, come un insieme di CFU che in qualche modo ci sentiamo obbligati ad accumulare pur di poterci laureare. È un modo molto interessante, quello dell’ Erasmus Traineeship, poter conoscere anche la cultura del posto e la città. La scelta della metà è stata per te casuale?
Effettivamente, la città che volendo è poco conosciuta, non è stata per niente casuale. Durante l’anno precedente vivevo a Barcellona per Erasmus studio, passai da questa città e nonostante avessi visitato solo la parte marittima – per chi conosce Coruña, sa che c’è la parte storica, quindi il casco antiguo, e la parte poi marittima del lungomare. Mi ero completamente innamorata, quindi diciamo mi ero ripromessa di tornarci in qualche modo, per lavoro o per vacanza. Grazie anche la mia lettrice all’università, che era nativa di quella città, ho avuto diciamo dei consigli in più prima di partire completamente sola per una città che fondamentalmente non conoscevo.
Ovviamente, il network resta sempre una risorsa fondamentale sia in ambito di studio sia nel lavoro, per questo è uno dei punti su cui cerco sempre di insistere. Spesso tendiamo a sottovalutare anche la figura del docente: è una persona che ha un’esperienza molto più anche della nostra e soprattutto la conoscenza anche poi del settore in cui è specializzato, anche per ciò che concerne le opportunità lavorative. Ricordo sempre quanto sia veramente utile valorizzare al meglio le informazioni che possiamo trarre dai docenti, finché abbiamo la possibilità di farlo. Relativamente all’esperienza vera e propria, quali responsabilità ti erano state assegnate?
Allora, durante il tirocinio in un’agenzia di traduzione revisionato per di più traduzioni, ma ne abbozzavo anche diverse, eravamo tre tirocinanti, riordinando quindi anche il layout su Word. La maggior parte riguardavano l’ambito scolastico, quindi c’erano molte pagelle, attestati di laurea e giuridico, quindi contratti, dichiarazioni divorzio e così via. Tuttavia, ricordiamo che Coruña, per chi conosce il settore del Fashion, si trova vicinissimo a quella che è Inditex, quindi un po’ la roccaforte di Zara, Oysho, ecc. Quindi, lavoravamo anche molto in ambito fashion, in cui ho avuto modo di revisionare brochure di training interne, ad esempio per Inditex o Paper Denim, che era uno dei clienti. Le combinazioni linguistiche erano le mie, quindi tra italiano, spagnolo e inglese. Mentre, durante la mia seconda esperienza, invece, come tirocinante tramite il programma Erasmus extracurriculare, ero responsabile del mercato italiano in un’azienda tessile, quindi lavorando a stretto contatto con premium brand e con gli agenti plurimandatari che avevamo in Italia.
Ottimo, quindi da come mi dici, sei riuscita nel tuo intento di vivere un’esperienza che fosse veramente formativa. Dato che molte persone hanno timore di uscire dalla propria comfort zone per le diverse difficoltà che magari possono incontrare lungo il percorso, quali sono le principali sfide che tu stessa hai dovuto affrontare?
Allora, qualcuno potrebbe pensare che partire da sola sia la sfida principale, quando poi invece ovviamente dipende dal carattere. Magari lo è stata solo inizialmente, perché poi conosci subito moltissime persone anche disposte ad aiutarti. Sicuramente, la prima sfida è stata trovare alloggio, perché andavo in una città comunque medio-piccola, a misura d’uomo con poche possibilità di affitto. A livello professionale, poi è stato sicuramente l’approcciarmi a Word in maniera un po’ più avanzata, in maniera un po’ più professionale, quindi riproducendo del layout di documenti anche difficili. Poi sicuramente trovare l’ente è stata la parte difficile. Consiglio sempre di partire almeno con quella ricerca almeno tre mesi prima e lasciarsi poi un mese per la parte burocratica. Ultimo, ma non per importanza, stavo preparando l’ultima parte dell’ultimo esame di russo 3. Per chi ha fatto traduzione saprà la difficoltà di questo esame e quindi prepararlo a distanza è stato abbastanza challenging.
Mi raccontavi che hai vissuto, Martina, anche l’esperienza Erasmus. Secondo te, quali sono le principali differenze e quale delle due ti è piaciuta di più?
Allora diciamo che purtroppo non ho notato differenza a livello burocratico. Tutte e tre hanno avuto dietro una grande burocrazia. La prima volta, con Erasmus studio, essendo partita in compagnia delle altre vincitrici di borsa, la mia esperienza è stata svolta interamente con loro. È stata, da una parte, un po’ limitante perché dovevo rendere conto a tutte le preferenze di alloggio, il loro stile di vita, le preferenze sui cibi, quindi abbiamo fatto essenzialmente tutto insieme. Dall’altra parte, invece, quando sono partita da sola ho notato un po’ che mi sono vissuta l’esperienza senza limiti, conoscendo molte più persone. A livello di arricchimento, sono state tutte e tre molto importanti. Non ho una preferenza vera e propria, perché tutte e tre mi hanno lasciato molto: la prima perché è la prima, la seconda perché era la prima volta che partivo da sola in una città sconosciuta e la terza perché è stata un grande arricchimento a livello professionale.
Esatto, ogni esperienza ci arricchisce in modo diverso e la viviamo con una consapevolezza diversa. Un’altra domanda che vorrei porti è se hai già svolto dei colloqui di lavoro.
Sì, li ho svolti sia in passato sia li sto svolgendo anche ora. Nonostante io lavori e poi abbia iniziato a lavorare a 5 giorni dalla laurea, ho sempre svolto colloqui di lavoro.
Secondo te, Martina, queste esperienze che hai vissuto all’estero, in che modo ti aiutano gli altri candidati?
Allora, sicuramente il feedback che mi è stato dato è stato quello di una persona più sveglia e consapevole, questo era il feedback in generale delle recruiter in base agli altri candidati che avevano intervistato. Quindi, avere una storia da raccontare non è mai scontato e saperla raccontare al meglio. Per la mia esperienza, ovviamente, parlo per la mia personale e per il settore in cui sto cercando e per le città in cui sto cercando, quindi settore Fashion in grandi città, soprattutto può fare differenze al livello locale, italiano, oppure a livello estero. Purtroppo, non ho notato tanta differenza a livello di multinazionali o anche a livello di aziende medio-grandi all’interno dei confini nazionali, data comunque l’altissima competizione che c’è in Italia. Purtroppo, nonostante abbia inviato molti curricula sia in Italia che all’estero, ho sempre e solo fatto colloqui per posizioni all’estero. Sicuramente, conterà anche in Italia, penso io, però c’è ancora troppa competizione tra i candidati e troppi preconcetti. Probabilmente, in Italia non fa del tutto la differenza.
Certo, come dicevamo prima, la differenza sul curriculum non la fa l’esperienza in sé, ma come ognuno l’ha vissuta e ciò che ha appreso da questo percorso e anche come riusciamo a valorizzarla e a raccontarla agli altri. Pensi che il tirocinio ti abbia orientata a definire il tuo obiettivo professionale?
Sì, soprattutto all’ultimo quando poi avevo capito che volevo orientrarmi in campo aziendale, è stato super super formativo: mi ha aiutato a capire meglio i miei obiettivi, i miei punti di forza e l’ambito in cui volevo lavorare. Grazie, ovviamente, ad un ambiente di lavoro sano, un capo che ha saputo essere un leader, ecc, poi ovviamente dipende sempre da chi ti capita. Le aziende le fanno le persone, l’esperienza la fa la persona. Ecco, quindi sì, sicuramente è stato utile per me.
In questo momento, Martina, quali sono le tue aspirazioni di carriera e come pensi che il tirocinio all’estero ti renda in linea con i profili ricercati in quell’ambito particolare?
Allora, al momento sto lavorando in ambito Fashion in una piccola realtà, però l’aspirazione è quella di fare carriera in un grande gruppo, in un ruolo che possa conciliare il contatto con le persone e con il prodotto in ambito moda. Penso che quello che abbia fatto la differenza sia stato soprattutto un background linguistico, quindi le mie esperienze all’estero mi hanno aiutato in parte nella ricerca di lavoro e tirocini. Sicuramente, il sapere le lingue è un sine qua non di questo settore. Tuttavia, c’è ancora tanto da migliorare e da aggiungere.
In chiusura della nostra intervista, Martina, vorrei chiederti cosa diresti a una studentessa o a uno studente che ha la possibilità, ma non è interessato a svolgere un’attività all’estero per convincerla o convincerlo a vivere un’esperienza di questo tipo.
Allora, direi che sicuramente potrebbe essere uno dei rimpianti peggiori della loro vita, però poi questo dipende un po’ da persona a persona, io parlo parlo per me, ovviamente, e posso dirlo con certezza dopo aver conosciuto persone che hanno rifiutato molte borse Erasmus e adesso se ne sono pentite. La seconda cosa che direi è di non lasciarsi intimidire dal lungo percorso burocratico, né dalla paura del salto nel vuoto iniziale, poiché appunto è solo iniziale. Poi, essendo in ambito italiano, di non avere preconcetti sulla metà, poiché ogni posto può regalarti tanto, mentre noi in Italia cerchiamo sempre di avere preconcetti sulla meta e di non accontentarsi mai, quindi specialmente durante l’università di non accontentarsi di esperienze più facili solo per acquisire crediti. Bensì, di mettere sempre al primo posto il livello di formazione che un’esperienza, anche se è difficile, può darti, perché poi questo sicuramente fa la differenza nel mondo del lavoro. Dopodiché, invito a contattarmi, poiché ho aiutato tantissime persone a partire, quindi sono disposta a consigli e soprattutto per la Spagna.
Grazie mille, Martina, per aver condiviso con noi la tua esperienza.
Grazie a te. Valentina, è stato un piacere.
Ringrazio tutti i nostri ascoltatori e vi invito a seguire il podcast se l’episodio vi è piaciuto e non volete perdere le prossime interviste. Potete soffrire di altri contenuti legali all’orientamento al lavoro seguendo la mia pagina Instagram More Human Resources. A presto!
Sara – Stagista in un’azienda di consulenza internazionale
Riassunto
Cosa significa lavorare nell’ufficio Project Management Office (PMO) di un’azienda di consulenza internazionale? Ce lo racconta Sara, che ha iniziato il suo stage a febbraio 2021! Resta aggiornat* sulla pagina Instagram More Human Resources per altre risorse utili per la tua carriera!
Trascrizione
Benvenuti e benvenute al secondo episodio del podcast More Human Voices. La chiacchierata di oggi sarà con Sara.
Ciao, Valentina, grazie per l’invito.
Grazie a te, Sara e benvenuta sul nostro podcast. Sono sicura che questo tuo contributo sarà utile per tutti gli interessati al Project Management. Quindi, inizierei subito con qualche domanda e mi piacerebbe che ci raccontassi quale ruolo ricopri attualmente.
Il ruolo che attualmente ricopro è quello PMO (Project Management Officer) in un’azienda multinazionale spagnola nel settore IT. Sono stata inserita in quello che più in generale è definito come il mondo della consulenza aziendale. Sono stata assunta con stage di 6 mesi, iniziato a febbraio 2021. Nello specifico, mi occupo della gestione amministrativa dei progetti presso le pubbliche amministrazione italiane, sia centrali che locali. La gestione di questi progetti consiste nel raggiungere l’obiettivo finale prefissato all’inizio del progetto stesso, nel monitorare costantemente gli stati di avanzamento delle attività progettuali e nel garantire che nelle fasi di realizzazione vengano applicate le giuste metodologie, rimanendo sempre all’interno delle indicazioni e delle linee guida richieste dal cliente e imposte dall’azienda.
Benissimo! Credo che sia una posizione veramente interessante, la tua Sara, e stimolante, perché ti permette di avere una visione olistica su più attività diverse tra loro, ma altrettanto importanti sullo scopo finale. Che tipo di formazione hai seguito per essere qui oggi?
Dopo una laurea triennale in economia, nel mese di marzo 2020 ho conseguito la laurea magistrale in economia aziendale, nello specifico amministrazione e governance delle imprese, presso l’Università degli studi di RomaTre. Avendo approfondito e portato avanti per diversi anni lo studio del sistema aziendale, ho nutrito, e nutro ancora ad oggi ovviamente, questo interesse nei confronti delle mondo delle aziende. In più, mi attraggono molto le aziende grandi, perché credo fortemente che siano un’ampia fonte di sviluppo, di crescita professionale, nonché personale.
Noto che avevi abbastanza chiaro sin da subito il tuo interesse per l’ambito economico. Poi è chiaro che ovviamente la vita, le strade e la formazione ci portano in direzioni differenti, ma comunque riuscire a trovare quello che davvero ci piace penso che sia già un bellissimo traguardo. Prima di questo stage, avevi già accumulato esperienze nel settore?
Allora, questa è in realtà la mia vera e propria esperienza nel settore. Prima di questa occupazione, ho lavorato presso l’azienda di famiglia, in quanto mio padre è titolare di uno studio di commerciale. Concluso il periodo universitario, sin da subito ho voluto mettermi in gioco nel mondo del lavoro. Ho lavorato con mio padre per circa 9 mesi, senza però mai smettere di candidarmi per altre posizioni, legate al mondo delle aziende. Così, a gennaio ho finalmente avuto il mio primo colloquio per l’azienda presso cui lavoro oggi, e ho dato le dimissioni dall’ufficio commerciale di mio padre. Aver avuto due esperienze professionali, quella di cui ti ho appena parlato e quella che affronto oggi, profondamente diverse, mi ha dato modo di mettere più a fuoco il mio vero interesse lavorativo. Ho preso un maggiore consapevolezza su cosa mi piace fare e cosa no e su cosa vorrei approfondire nel mio futuro lavorativo.
Grazie mille, Sara, per questa tua risposta, perché credo che sia davvero utile per chi ci sta ascoltando capire che appunto l’esperienza che abbiamo accumulato presso magari l’azienda di famiglia effettivamente ci qualifica al pari di come si qualificherebbe una qualsiasi altra esperienza. Quindi, quello che voglio sottolineare oggi è che comunque questo tipo di attività vanno inserite nel nostro curriculum, perché dimostrano comunque la nostra conoscenza in un determinato campo o settore, ma anche mettono in risalto tutte le attività che abbiamo svolto, le competenze apprese, quello che possiamo fai portare in un altro contesto, indipendentemente appunto da quale esso sia: un’azienda di famiglia oppure no. Quindi, sicuramente questo è un elemento molto importante da prendere in considerazione. Mi piacerebbe chiederti anche se hai svolto delle attività che ti hanno permesso in passato di sviluppare le soft skill che sono per te utili oggi.
Sì, assolutamente, A settembre ho preso parte a un progetto gestito da giovani ragazzi e ragazze come me. Grazie a questo, ho sviluppato skill che sono fondamentali per svolgere il mio lavoro, come la capacità di collaborare con il team da remoto, lavorare per il raggiungimento di un obiettivo e pianificare e gestire riunioni. Grazie a questo progetto, ho anche messo da parte la mia timidezza e ho imparato a gestire le mie emozioni per riuscire a parlare di fronte a un elevato numero di persone.
Beh, certo, sicuramente una delle più grandi sfide nel trovare uno stage da remoto e poi nel riuscire a fare bene il proprio lavoro è la difficoltà di poter apprendere dalle persone che in questo caso non sono accanto alla nostra scrivania, quindi credo che riuscire ad avere successo e a svolgere i compiti in uno stage a distanza, sicuramente richiede molto più impegno e dedizione e anche la necessità di in qualche modo scardinare la nostra timidezza. Come descriveresti una tipica giornata di lavoro, Sara?
Prima di tutto, la mia tipica giornata lavorativa è in modalità smart working dalle 9 alle 18, è richiesta ovviamente anche della flessibilità e io sono ben predisposta, perché credo che mostrandosi flessibili ed essendo predisposti a questo si impara molto di più, soprattutto in una fase così importante, come quella della formazione lavorativa e professionale. Sono sempre connessa sulla piattaforma online che mi permette di poter interagire con i colleghi, scambiamo tantissime mail, in quanto è il mezzo ufficiale del flusso informativo aziendale.
Nello specifico, sono in strettissimo contatto con una collega che, in veste di mia tutor, sta portando avanti la mia formazione. Lavoriamo molto insieme, perché al termine dello stage sarò inserita come risorsa junior di affiancamento a lei. Tipicamente, insieme alla mia tutor seguiamo il progredire dei progetti e qualora sorgano problematiche ci occupiamo di risolverle o di rimetterle sotto l’attenzione delle figure più senior competenti. E’ un lavoro molto dinamico. Avendo visibilità su un pacchetto ampio di progetti e attività molto diverse tra loro, le problematiche trattate sono altrettanto eterogenee.
Perfetto, quindi immagino che durante questa giornata ci saranno sicuramente dei software o comunque delle applicazioni che ti permettono di svolgere il tuo lavoro in maniera più fluida. Potresti elencarne alcuni?
Lo strumento che utilizzo di più è il pacchetto Office, dal file Word, all’Excel e al PowerPoint. Tra questi che ti ho appena menzionato, lo strumento per eccellenza è Excel, in quanto ci permette di poter registrare i dati più importanti e discriminati del lavoro che faccio. Subito dopo, ma non meno importante, è lo strumento PowerPoint che utilizziamo per le riunioni, per presentare progetti e programmi aziendali a tutti i livelli dell’organigramma, dal collega al direttore dell’azienda. Insieme al pacchetto Office, l’azienda mette a disposizione anche la piattaforma online, grazie alla quale ho la possibilità di interagire e di condividere il lavoro con tutti i colleghi e che permette che il lavoro venga effettuato in modalità in smartworking.
Bene, Sara, ormai hai iniziato questo stage a febbraio. Non è tantissimo, ma sono sicura che tra la nuova esperienza e appunto le sfide imposte dalla pandemia, avrai già imparato molto in questi pochi mesi. Quindi, se ti chiedessi qual è la lezione più grande che ha imparato finora grazie a questa esperienza, cosa potresti dirmi?
La lezione che ho imparato e che sto ancora imparando è mettermi sempre in gioco, avere l’iniziativa, e, più importante di tutti, credere in me se stessa.
Beh, sicuramente in un contesto così competitivo lo spirito di iniziativa e la capacità di mettersi in gioco sono fondamentali. Se potessi dare un consiglio a che ci sta ascoltando e vorrebbe ottenere magari uno stage in consulenza aziendale, quale potrebbe essere?
Un consiglio che sento di lasciare è saper riconoscere le proprie capacità e competenze, per poi farle confluire in ogni attività che viene richiesta, quindi dare sempre il massimo ed essere sempre proattivi. Un altro suggerimento può essere quello di sviluppare molto le proprie hard skills, come l’uso di software per la gestione dei progetti e lo strumento Excel. L’utilizzo di formule e funzioni avanzate permette di efficientare il proprio lavoro e dare un vero supporto al team nel quale si lavora.
E questo è un punto veramente importante, Sara, il fatto che se spesso troviamo un bilanciamento tra competenze hard e soft richieste per una posizione. In questo particolare contesto, conoscere software o programmi come Excel sicuramente aiutano ad essere scelti o comunque a spiccare rispetto ad altri candidati che magari hanno un’istruzione simile alla nostra. Quindi, Sara, ti ringrazio tantissimo per il tuo contributo e grazie ancora per averci raccontato la tua esperienza.
Grazie, Valentina, e grazie per la possibilità di aver potuto condividere con te tutte queste informazioni.
Ringrazio anche tutti voi che ci avete ascoltato e vi invito a seguire il podcast se l’episodio vi è piaciuto e se non volete perdere le prossime interviste.
Potete usufruire di altri contenuti legati all’orientamento al lavoro, seguendo la mia pagina Instagram More Human Resources! A presto.
Federica – Stagista recruiter presso un’Aagenzia per il Lavoro internazionale
Riassunto
Ti sei mai chiest* quale sia l’attività svolta da un* stagista recruiter presso un’agenzia per il lavoro? L’esperienza di Federica per capire quali competenze sono indispensabili per avere successo in questa posizione e come si struttura la sua giornata tipo.
Trascrizione
Benvenuti e benvenute al primo episodio del podcast More Human Voices. Oggi ho il piacere di parlare con Federica, che ci aiuterà a capire meglio il mondo della selezione nelle agenzie per il lavoro.
Ciao, Valentina. È un piacere essere qui e raccontare la mia esperienza, ti ringrazio tanto.
Quindi, Federica, benvenuta e ti ringrazio moltissimo per aver accettato il mio invito. Sono sicura che il tuo contributo sarà molto apprezzato dalla community More Human Resources! Inizierei subito con qualche domanda e vorrei chiederti per prima cosa quale ruolo ricopri attualmente.
Attualmente, sono una stagista recruiter presso un’agenzia per il lavoro multinazionale, quinta a livello europeo. Lavoro presso la filiale di Lecce, in Puglia, come stagista mi occupo al momento delle ricerche di profili di operatore call center e di operai junior, oltre alla ricerca di risorse disponibili a svolgere corsi di formazione attivati con Garanzia Giovani, collaborando con un ente di formazione.
Grazie, Federica, per me è davvero importante sentire dalle tue parole che il programma Garanzia Giovani continua ad essere effettivamente operativo, in particolare al Sud. In molti nella community mi chiedono spesso se sia un programma effettivamente valido e se aiuti davvero i giovani ragazzi e ragazze a inserirsi nel mondo lavorativo. Quindi, sentire che ci sono ricerca perito, per me è un’ottima notizia.
Che tipo di formazione hai seguito per arrivare dove sei oggi? Io ho conseguito la laurea magistrale in formazione e sviluppo delle risorse umane e prima di iniziare a lavorare nell’attuale Agenzia per il Lavoro ho seguito un corso di formazione esperienziale in ricerca e selezione del personale, promosso proprio dalla stessa agenzia.
Grazie, Federica, per questa testimonianza, io stessa cerco sempre di pubblicare dei corsi di formazione gratuiti che ritengo validi e rilevanti. Ricordiamo che non sono paragonabili a un vero e proprio master, ma sono comunque un’ottima risorsa per avere un’idea più chiara dell’argomento trattato o di un settore, quando vogliamo lavorare in un ambito e non abbiamo una conoscenza anche generale del contesto, quel corso ci aiuta ad acquisirla e a dimostrare il nostro interesse per quel determinato ambito in sede di colloquio. Quello che mi piace anche sottolineare rispetto a queste opportunità e sicuramente l’occasione di estendere il proprio network e quindi mi riferisco ai contatti che possiamo avere con i docenti del corso ma allo stesso tempo con l’intera struttura che eroga il corso stesso. Quindi, questo ci può aprire anche delle opportunità lavorative e, perché no, anche gli stage o di formazione proprio presso queste strutture. Prima di questo stage, avevi già accumulato esperienze nel settore di riferimento?
Sì, io ho iniziato sviluppando la mia tesi sulle politiche attive presenti nel Veneto e successivamente al conseguimento della laurea ho svolto un primo stage in un’altra agenzia per il lavoro multinazionale, sempre tra le prime in europa.
Infatti, grazie davvero Federica per aver sognato questo aspetto che per me è veramente cruciale. Cerco di far comprendere a ragazzi e ragazze quanto sia fondamentale entrare in più stretto contatto con il mondo del lavoro prima ancora di laurearsi e sicuramente la tesi è uno strumento molto valido tra quelli che ci aiutano a farlo. Quindi, che si tratti di una tesi compilativa o che comunque ci aiuti ad approfondire un argomento oppure una tesi sperimentale presso un’organizzazione o un’azienda che ci interessa, sicuramente è quel passo in più che ci porta più vicino al mondo del lavoro. Continuando con le domande, mi piacerebbe chiederti se hai svolto delle attività che ti hanno permesso comunque di sviluppare le soft skill utili per questa posizione.
Sì, ho avuto l’opportunità, in seguito al mio tirocinio curriculare svolto in un ente di formazione, di collaborare con esso per ricoprire il ruolo di tutor e monitorare i corsi formativi attivati dalla regione Veneto per persone svantaggiati e con disabilità. Sicuramente, questo mi ha permesso di entrare in questa realtà e in uno stretto rapporto con le persone, confrontandomi con diverse realtà ed etnie e comprendere le necessità e i bisogni di ognuno.
Da come mi dici, la comprensione dei bisogni altrui, declinata in tanti modi diversi, è una delle skill che utilizzi principalmente nella tua attività, dato che hai modo di trattare sia con clienti sia con candidati. Come descriveresti una tipica giornata di lavoro?
Nel mio attuale ruolo, seguo alcune ricerche specifiche, che richiedono una ricerca di risorse notevole e periodica. Per cui, la prima attività che svolgo è controllare negli annunci pubblicati le candidature che sono state avanzate durante la giornata, dopodiché inizio a fare uno screening dei curricula basandomi su quelli che sono i requisiti richiesti dall’azienda e cercare anche di capire, sulla base delle esperienze fatte dalla risorsa, se è in linea con la posizione richiesta. Ovviamente, se la persona dal CV mi sembra idonea, la contatto telefonicamente, presento l’offerta lavorativa che abbiamo attiva e fisso un colloquio, che noi svolgiamo attualmente in video call, data la situazione, per approfondire le sue esperienze e anche la sua impressione e considerazione sulla mansione richiesta. A volte, capite che per alcune ricerche in particolare non vi siano molte candidature o che quelle avanzate non sono in linea con il profilo richiesto dal committente. In questo modo, inizio quella che viene definita ricerca attiva, quindi, sul nostro database o su altre piattaforme di ricerca del lavoro, sulla base delle iscrizioni al sito e l’inserimento dei cv, inserisco alcune parole chiave relative all’ambito o alle skills in linea con la mansione, proprio per filtrare i profili più in linea e quindi inizio a contattare le risorse.
Una volta che presento una rosa di candidati o ho una rosa di candidati a portarli mano, invio i profili all’azienda tramite mail, allegando una scheda candidato preparata ad hoc dalla nostra agenzia. In questa scheda, appunto, vengono poi inserite tutte le informazioni e le impressioni considerazioni apprese durante il colloquio interessante.
Molto interessante, Federica. Grazie mille. perché sono sicura che questa tua testimonianza possa dare a chi ci ascolta un’idea più definita rispetto alle attività svolte da una stagista recruiter. Ci sono degli strumenti, appunto, nella tua quotidianità che utilizzi maggiormente rispetto ad altri?
Beh, sicuramente il principale strumento di ricerca, soprattutto per profili più Junior o comunque sui ricerche e generiche in diversi ambiti, è la piattaforma aziendale dove ovviamente abbiamo a disposizione tutti i profili con i curricula delle persone iscritte. Mentre utilizziamo soprattutto LinkedIn per ricercare i profili più senior. Per quanto concerne invece la registrazione sulla piattaforma aziendale o comunque su tutti i canali di ricerca, consiglio sempre di tenere aggiornato il curriculum e monitorare le offerte attive. In questo modo, sarà più chiaro capire quali sono le opportunità che l’agenzia per il lavoro offre ma anche quali sono le opportunità che offre il mercato del lavoro.
Certo, questo è un indizio che ci fa capire quanto inviare la candidatura tramite una piattaforma per la ricerca del lavoro non ci impedisca effettivamente di inoltrarla anche attraverso il portale dell’agenzia per il lavoro che ha pubblicato l’offerta. Quindi, è sicuramente un altro metodo molto valido per farsi trovare più facilmente dai recruiter. Secondo te, Federica, in cosa differisce l’attività di un selezionatore o di una selezionatrice in azienda rispetto a quello che, appunto, tu svolgi per l’agenzia per il lavoro?
Allora, partendo dal presupposto che comunque non ho una un’esperienza proprio in azienda per quanto concerne quest’ambito, quello che ti posso dire è che un’agenzia per il lavoro è sicuramente un contesto più dinamico e stimolante. Si lavora per più aziende, quindi comunque si è a contatto con una moltitudine di realtà diverse tra loro per dimensioni, cultura, settori, ecc. Inoltre, in un’agenzia per il lavoro si ha una visione più chiara di quelli che sono i cambiamenti del mercato del lavoro, le competenze che vengono richieste dall’azienda, gli eventuali gap che si vengono a creare appunto tra le competenze richieste e quelle offerte dai lavoratori. Un altro principale aspetto dell’agenzia per il lavoro è che comunque l’azienda non sempre attiva una fase di orientamento e formazione, soprattutto a partire proprio dalle scuole. Riferendosi proprio alle politiche attive, un altro canale cardine per l’inserimento. Mentre per quanto riguarda l’azienda, sicuramente proprio il fatto che il mercato del lavoro è più limitato alla realtà aziendale è un qualcosa che mi ha spinta ad orientarmi sull’agenzia per il lavoro.
Grazie mille. Per quanto riguarda invece la lezione più grande che hai imparato finora grazie a questa esperienza di stage, cosa potresti dirmi?
Beh, allora sicuramente l’impegno e la costanza e soprattutto la pazienza che necessita il ruolo e la prima lezione che si impara nel momento in cui si ci si inserisce come stagista soprattutto all’interno di un’agenzia per il lavoro. Un’altra lezione è sicuramente la flessibilità degli orari. A volte si va oltre l’orario aziendale per mancanza di tempo, di ricerca di personale o comunque per richieste cospicue di personale o di inserimenti con contratti. Quindi, è comunque importante essere flessibili e disponibili su tutto per l’agenzia.
Certo, avendo a che fare con i clienti, immagino quanto la flessibilità sia una di quelle competenze più richieste e quanto tu la stai allenando in questo periodo. Se vorresti dare un consiglio, Federica, a che ci sta ascoltando e vorrebbe ottenere uno stage in ricerca e selezione o magari sta riscontrando un po’ di difficoltà nell’ottenerne uno, quale raccomandazione o comunque suggerimento potresti dare?
Beh, sicuramente quello di continuare o di iniziare comunque a formarsi attraverso dei corsi di formazione, attraverso webinar, master, ecc che presentano anche l’opportunità di fare uno stage proprio all’interno di aziende del territorio. La formazione in quest’ambito è molto importante, quindi sicuramente questo è un consiglio che voglio dare. Un altro consiglio è metterci comunque impegno e costanza nel ricercare questo questo ruolo e anche a volte anche un compromesso, perché magari lo stage non ti dà quella retribuzione economica che dovrebbe o che pensiamo di meritare, però è un buon trampolino di lancio per inserirsi in questo mondo e proprio per fare esperienza nell’ambito. Quindi, sicuramente impegnarsi per raggiungere l’obiettivo di inserirsi in questo ambito è importante.
Assolutamente sì, la formazione continua è uno di quegli elementi che più ci permette di essere ancora appetibili sul mercato del lavoro. Ti farei un’ultima domanda, Federica, relativa appunto al tuo punto di vista sulle opportunità nel sud Italia. Quindi, visto che operi in questo contesto e che sai comunque imparando a conoscere il mercato del lavoro, secondo te è vero quel pensare comune che al sud le opportunità sono veramente così poche, cosa ne pensi?
Sicuramente, è un una visione che non è del tutto sbagliata. Qui al Sud, purtroppo, anche proprio da parte delle aziende, come noto in questa mia esperienza di stage, c’è una visione limitata e ristretta rispetto a quelle che sono effettivamente poi le richieste mercato del lavoro, le esperienze e le competenze che ha una una risorsa. Magari non danno quel giusto valore alla risorsa, quindi ci sono tante aziende che potrebbero dare un’opportunità alla persona che veramente può cambiare, può farla crescere professionalmente, ma che ha ancora una visione ristretta. Io mi sono ritrovata comunque in un momento di cambiamento, nella pandemia. Comunque ho avuto la possibilità grazie a queste queste politiche attive che comunque si sono attivate e prevedono nuovi incentivi per le aziende, di ritrovarmi e trovare un lavoro, uno stage che mi ha dato la possibilità di inserirmi quest’ambito. Però, sicuramente le opportunità al sud sono poche, ma ci sono. Ci vuole un po’ di costanza e nel ricercarle ed essere pronti a cogliere l’occasione.
Federica, ti ringrazio tantissimo per questa splendida chiacchierata e per aver condiviso con noi la tua esperienza!
Grazie a voi, grazie a tutti e vi auguro un in bocca al lupo e di potermi inserire presto e formarli soprattutto in questo settore che è molto molto in crescita, quindi in bocca al lupo a tutti!
Ringrazio anche tutte le persone che hanno seguito l’intervista e vi invito a seguire il podcast se l’episodio vi è piaciuto e se non volete perdere le prossime interviste.
Potete usufruire di altri contenuti legati all’orientamento al lavoro, seguendo la mia pagina Instagram More Human Resources! A presto.